Nessuno l’avrebbe mai immaginato. Eppure, Conte è stato ridicolizzato dal punto di vista politico da Di Maio. Il Movimento 5 Stelle non è più la prima forza politica in Parlamento. Luigi Di Maio ha vinto e Conte è uscito con le ossa rotte. Luigi Di Maio ha anticipato qualsiasi ipotesi di espulsione dal Movimento 5 Stelle, e dà l’addio ai pentastellati. Il ministro degli Esteri ha infatti deciso di abbandonare la sua casa politica dopo lo scontro furioso degli ultimi giorni con Giuseppe Conte sulla linea da tenere sull’Ucraina, sulla Nato e sulla politica estera del Movimento. Battesimo o estrema unzione? Ormai è chiaro che dalla scissione del Movimento Cinque Stelle Luigi Di Maio darà vita a un nuovo partito, mettendo un macigno su quel che rimane del partito vecchio e su chi ne fa le veci, Giuseppe Conte. Quest’ultimo non si aspettava un epilogo simile. Di Maio ha usato la forza ed ha posto un nodo politico: con la fuoriuscita del drappello parlamentate dimaiano, Conte e Grillo incassano un colpo quasi letale. In Molise chi se la gongola è Andrea Greco che temeva una debacle. Invece Di Maio è riuscito a convincere anche gli scettici. “Insieme per il futuro” è il nome che ha dato il ministro degli Esteri alla sua nuova creatura. E anche in Consiglio regionale Andrea Greco si differenzierà dai suoi ex amici pentastellati formando un nuovo gruppo. A questo punto bisognerà verificare cosa faranno gli altri cinque consiglieri regionali. Patrizia Manzo dovrà fare una scelta precisa. Rimanere nell’alveo grillino o transitare nella nuova creatura? Greco è pronto a ufficializzare “Insieme per il futuro” sin dalla prossima seduta del consiglio regionale. Primiani, De Chirico, Nola se ci siete battete un colpo. Dove andranno a sedersi? Insieme a Greco o nell’ala massima fedele ad Antonio Federico che a questo punto deve veramente preoccuparsi della sorte sua e degli amici contiani, ridotto veramente male. Il tempo dirà quale delle due anime avrà un futuro, dentro e fuori palazzo Moffa. Ma la storia della politica italiana e molisana, recente e remota, non manca di offrire qualche indizio. Con la notevole eccezione dell’esperimento gialloverde, il palazzo non apre volentieri le porte a chi vuole condurre il treno-Italia fuori da quei binari. I Cinque Stelle non sono più il Movimento delle origini, ma un qualcosa in cui all’avventurismo rivoluzionario si è sovrapposta una guerra per fazioni, figlia di una evidente regressione politica, che ricalca usi e costumi di certi congressi di partito della Prima Repubblica, aggiungendovi però anche i tratti grotteschi tipici delle maschere che entravano in scena dopo le tragedie nell’antica Roma. Era scritto che il duello Conte-Di Maio sarebbe stato il redde rationem di questa resistibile avventura politica, ma devono sbrigarsi a disputarlo, prima che il trend elettorale in discesa vertiginosa li costringa a fronteggiarsi in una cabina telefonica.