Una particolarissima e originalissima interpretazione di Antonio Pettinicchi della Divina Commedia, in particolare dell’Inferno Dantesco, appartenente alla Collezione Cicchese, conferisce all’osservatore un’illustre architettura di volti, figure e temi di elevatissima qualità.

In essa, sorprendono la estemporaneità e la freschezza tecnica con le quali i temi si intersecano e a volte si sovrappongono in un susseguirsi di tratti grafici, macchie di colore e trasparenze di acquerelli con buona grazia della carta che li accoglie l’artista si spinge oltre il figurativo, a volte detestandolo con delle configurazioni deformanti il corpo umano, fino ad arrivare con grande, esclusiva maestria a forme incredibilmente astratte, quasi a voler dare per scontato e anacronistico la descrizione della figura umana.

 Pettinicchi avverte la necessità in queste tavole di fissare l’espressione artistica individuale attraverso l’atto puro del dipingere estemporaneo. In queste opere l’impegno è maggiormente centrato sul gesto e sul segno entrambi concentrati sul rapporto forma-colore. Colore che intanto predomina nelle composizioni in varie tonalità del blu cobalto attraversate dal nero; quando questi due colori incontrano il rosso, veramente si configura un quadro cromatico di elevatissimo sapore emotivo, messo in opera con pochi, estemporanei tratti a volte tormentati e violenti.

Insomma una sorprendente interpretazione lontana dal racconto e dal volere a tutti i costi essere narrativa, ma rigorosamente legata all’arte per l’arte, all’arte senza condizionamenti di sorta.