Tra garantismo e opportunità. L’assordante silenzio sul caso Colella al Comune di Isernia.
Chi rompe paga e i cocci sono suoi dice un detto popolare. Ovviamente prima di sentenziare un pagamento va accertata la rottura dei cocci e dunque, per la presunzione di non colpevolezza nel diritto e nella procedura penale, siamo tutti innocenti fino a prova contraria.
Il patron di acqua Santa Croce, Camillo Colella, è detenuto nella casa circordarialedi Ponte San Leonardo ad Isernia dallo scorso 27 gennaio con l’accusa di bancarotta fraudolenta.
Tutto da dimostrare, tutto da accertare, ci mancherebbe! Sta di fatto che la richiesta dei domiciliari da parte dei legali del Colella è stata rigettata tanto che nell’ordinanza di custodia cautelare si specifica “il concreto e attuale pericolo di fuga, atteso che l’indagato possiede immense risorse economiche e società allo stesso riconducibili che hanno sede all’estero…” .
Ora, cosa c’entra tutto questo, che ognuno di noi auspica si concluda per il meglio con una piena assoluzione del Colella, con il Comune di Isernia?!
Giuridicamente non c’entra nulla, e menomale, ma è possibile che a nessuno venga in mente che la permanenza della moglie del Colella e di una “quasi nuora” nei ruoli di assessori della Giunta Castrataro sia quantomeno inopportuna?!
Non si pensa a quanto sia strano che il Partito Democratico, a cui appartiene l’assessore D’Achille, urli e denucia o si rifugi in un assordante silenzio a seconda delle proprie convenienze?!
Per non parlare degli alleati pentastellati che di queste battaglie hanno fatto la loro ragione di vita politica….
Certo che lo si pensa, in verità non si parla d’altro negli angoli della città…Da una coalizione che si è presentata come nuova, intonsa, lontana dalle logiche e dalle “macchie” del passato, che dall’esterno, perché neanche il ruolo di opposizione avevano, ha fatto e continua anche oggi a fare le pulci per molto meno alle amministrazioni precedenti e agli ex sindaci che hanno guidato la coalizione di centrodestra alle scorse amministrative, ci si aspetterebbe una scelta di opportunità, una sospensione, una sorta di cautela morale fino all’esito della questione.
In fondo si sta amministrando la cosa pubblica in un Ente pubblico e questo richiederebbe che almeno all’apparenza non vi fosse neanche l’ombra di una dubbia irreprensibilità seppur indiretta.
E invece la Giunta Castrataro procede sorridendo come se nulla fosse e le minoranze consiliari, che a parti invertite mai sarebbero state risparmiate su una vicenda di questo tipo, tacciono.
Gilda Ricci