Le Elezioni Regionali del 25 e 26 Giugno prossimo si avvicinano sempre di più e la campagna elettorale dei candidati consiglieri ma sopratutto di quella dei tre aspiranti alla carica di Presidente gira a ritmi davvero vertiginosi, tra incontri, dibattiti, cene pranzi e propaganda tramite social network. Già proprio i social network ì, sopratutto negli ultimi anni, hanno quasi del tutto sostituito la comunicazione “classica”, quella effettuata a mezzo stampa, fatta dai politici. Oramai ognuno di loro possiede una pagina Facebook, un profilo Instagram, Twitter ecc, per comunicare ed informare i propri elettori e simpatizzanti sulle attività quotidiane, sui propri pensieri, programmi ecc. Una forma di comunicazione rapida ed immediata che la fa oramai da padrona e che sopratutto nelle campagne elettorali di rilievo vede coinvolti professionisti del campo che curano solo ed esclusivamente i contenuti social dei candidati. Come noi tutti sappiamo tramite Facebook ed Instagram sopratutto, piattaforme del gruppo Meta, è possibile sponsorizzare i propri post per renderli visibili al maggior numero di persone utenti possibili, ovviamente pagando. A volte anche profumatamente. Ma per carità fin qui nulla di male o di sbagliato. Quello che però fa riflettere ed anche molto è l’ossessione che oramai si è raggiunta sopratutto sul numero di like che si riescono a raccattare sotto i propri post, le proprie foto, come se avere tantissimi like equivalesse ad avere tantissimi voti. Per esperienza, l’equazione non è assolutamente corretta. Purtroppo questa voglia di primeggiare a tutti i costi sui social ha contagiato il candidato Presidente del Centrosinistra Roberto Gravina ed il suo staff che gestisce la comunicazione, e la cosa ci lascia al quanto interdetti. Andando ad analizzare i like sotto alcuni post pubblicati dal Sindaco di Campobasso ci siamo resi conto, come vedrete dalle immagini che alleghiamo più giù che tra i like presenti al post molti di questi, per non dire la maggior parte, provengono da profili che nulla hanno a che vedere con il Molise, ma tantomeno con l’Italia. Per di più oltre che essere nomi strani e stranieri, se si prova a visualizzare questi profili ci si renderà conto che sono completamente vuoti. Ebbene come oramai si usa dire nello slang giovanile, è stato usato quasi con sicurezza il metodo “Indiagram”, ovvero un bot a pagamento che consente di acquistare un numero di like per una pagina o per un post in modo da far salire il contatore anche in maniera vertiginosa. Il primo problema di “Indiagram” però è proprio la provenienza di questi like, tutti profili inattivi, creati ad arte, e facilmente individuabili. Il secondo “problema” che è più una considerazione, ma davvero la politica si è ridotta a dover acquistare pacchetti di like per far apparire popolare e sostenuto un candidato? Davvero un like per qualcuno conta ormai più di ogni cosa? Molto probabilmente per Roberto Gravina ed il suo staff si. Per fortuna per la grande maggioranza dei candidati sembrerebbe di no!