Approvando il Pnrr la Commissione Europea ha stanziato per l’Italia oltre 221 miliardi di euro, di cui 191 provenienti dal dispositivo europeo e circa 30 miliardi dal Fondo complementare al Piano di ripresa. Lo stanziamento si inserisce nell’ambizioso progetto dell’Ue “NextGeneration”, una linea di credito pensata per rilanciare l’economia: un’occasione irripetibile e, soprattutto, imperdibile.
Oggi, tuttavia, il problema è la capacità del sistema Italia di riuscire a spendere le ingenti somme stanziate, individuando progetti e procedure che ne garantiscano la realizzazione in un lasso di tempo limitato (5 anni).
Sebbene la sfida sia epocale e, nonostante i Governi Conte e Draghi, abbiano ottenuto le risorse e individuato gli strumenti per raggiungere gli obiettivi (si pensi alla Governance nella presidenza del Consiglio e nel del MiTE), oggi assistiamo ad un Governo del tutto impreparato e inefficiente che, tra i primi atti, solo per garantire gli equilibri di una maggioranza che non appare così solida come si vuol far credere, ha smantellato il MiTE, dimostrando la propria incapacità.
Non mancano infatti proclami da parte di esponenti di primo piano dell’attuale maggioranza che, addirittura, invocano la rinuncia ai fondi per incapacità di spesa. Come non mancano personaggi di centrodestra, vedi il governatore del Veneto Luca Zaia che, propongono di togliere le somme assegnate alle regioni del Sud (secondo l’esponente leghista incapaci di realizzare i progetti) per assegnarle a quelle del Nord (in nome di una presunta superiorità gestionale). Un’idea fuori luogo oltre che priva di fondamenti giuridici.
Ebbene, tale ricostruzione merita una netta presa di posizione da parte di chi crede nel futuro del Paese. La Nextgeneration Ue nasce proprio dall’idea di rilanciare l’economia del Continente e incentivare lo sviluppo delle regioni del Sud, troppo spesso lasciate indietro. Non è un caso che alle regioni del Mezzogiorno deve essere destinato almeno il 40% delle risorse totali, parametro fissato in un emendamento al decreto sulla Governance del Pnrr e le Semplificazioni (DL 31 maggio 2021, n. 77).
E veniamo al punto cruciale. La Regione Molise sarà in grado di programmare gli investimenti per un rilancio e sviluppo che ormai latitano da troppi anni? A questo punto servono capacità, forza e determinazione. Per la nostra regione, il Pnrr prevede interventi notevoli con i quali rinnovare infrastrutture e mobilità (rete ferroviaria, riqualificazione edilizia pubblica e privata, potenziamento assistenza e servizio sanitario, istruzione).
Tuttavia la maggioranza uscente, in tutte le sue componenti, nessuna esclusa, ha dimostrato assoluta incapacità nel cogliere la sfida di amministrare i progetti e gli interventi necessari a rilanciare l’economia regionale e assicurare lavoro, sviluppo e cure ai molisani.
Gli esempi di questo fallimento sono numerosi e impietosi. Basti ricordare il bando per il Trasporto pubblico locale o quello per la funivia di Campitello Matese, annullati puntualmente dal Tar. E ancora: i bandi per le acque minerali di Sepino, oggetto di ricorsi il cui esito appare del tutto prevedibile, per non parlare della tratta ferroviaria Campobasso – Roma ferma da oltre un quinquennio. Esempi che rappresentano lo specchio della mancanza di idee e dell’incapacità di immaginare e realizzare progetti lungimiranti per il territorio.
Tale situazione è imputabile esclusivamente al governo regionale, dato che la colpa dell’inefficienza non può essere attribuita agli organi di controllo (Tar, Corte dei Conti e Anac). Difatti se un bando viene annullato, in quanto ritenuto illegittimo (e cioè in violazione della legge), la responsabilità non è di chi è chiamato a valutare la legittimità della procedura, bensì di chi quella procedura l’ha posta in essere ignorando le regole della buona amministrazione.
Su settori quali sanità, personale, trasporto pubblico, abbiamo proposto soluzioni concrete. Rivediamole. Per il Tpl una società in house che garantisse efficienza e tutela dei lavoratori; sulla sanità chiesti interventi di diagnostica per immagini (Tac) con potenziamento pubblico (sfruttando i fondi che proprio il Pnrr mette a disposizione) per assicurare un servizio h24 che abbattesse le liste di attesa.
Infine, ma non da ultimo, abbiamo evidenziato la difficile situazione della macchina amministrativa e la necessità di assumere figure professionali idonee a gestire il processo di sviluppo individuato dal Pnrr.
Mai come ora è necessario invertire la rotta attraverso una nuova amministrazione che abbia a cuore gli interessi dei molisani in grado di affrontare la sfida del presente, ovvero costruire una regione che ha il potenziale per essere una eccellenza grazie alle sue ricchezze umane, naturali e imprenditoriali.
Per questo è necessaria una nuova Governance regionale che accorpi funzioni amministrative negli assessorati chiave, quali sviluppo, ambiente, cultura, in grado di realizzare gli interventi necessari e finanziati dal Pnrr.
Allo stesso tempo dobbiamo adoperarci per potenziare e sostenere l’associazionismo tra i Comuni, oltre che incentivare lo sviluppo economico anche mediante la valorizzazione ambientale e culturale, così come previsto nella proposta di legge sull’istituzione del Parco fluviale del Biferno. E ancora: dobbiamo realizzare e attuare la normativa regionale sul distretto IoT (Internet of Things) che assume una valenza centrale per lo sviluppo tecnologico della regione e delle imprese che nella nostra regione vogliono portare ricchezza, competenza e lavoro.