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Campobasso: dietro le quinte del Teatro Savoia.



In quasi un secolo di storia grandi nomi della musica e del teatro hanno calcato il palco del Savoia: in occasione del suo 97° compleanno la Fondazione Molise Cultura ha aperto al pubblico gli ambienti più nascosti che hanno permesso ai visitatori curiosi di ripercorrere la storia del luogo considerato il salotto di Campobasso.

Nel 1894 il Teatro Margherita, dedicato alla prima regina consorte d’Italia, venne costruito sulle ceneri del precedente fabbricato distrutto da un incendio alla fine dell’800 e intitolato al compositore campobassano Erennio Gammieri.

Nel 1923 fu realizzato l’attuale edificio che prese il nome di Teatro Sociale per volere dei soci finanziatori. Al momento dell’inaugurazione, nel 1926, il nome cambiò in Teatro Savoia, in omaggio alla casa regnante dell’epoca.

Arnaldo de Lisio, pittore originario di Castelbottaccio, affrescò il ridotto del teatro con le raffigurazioni dei tipici costumi molisani e la volta della sala con il Trionfo Sannita, un dipinto di 126 mq.

Alla fine degli anni Novanta il Teatro è stato acquistato dalla Provincia ed è poi diventato una Fondazione. Nel 2002, dopo un lungo restauro, al concerto inaugurale dell’Orchestra Sinfonica del Molise presenziò l’allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi.

Il personale del Teatro, custode di un luogo ricco di storia, di ricordi e di testimonianze, ha regalato ad un pubblico soddisfatto una visita di quegli spazi che normalmente nessuno vede: un’occasione unica per capire ed apprezzare il grande lavoro dietro una singola rappresentazione.

Il Savoia custodisce un primato che probabilmente in pochi conoscono. Il palco infatti è completamente mobile: non solo può cambiare inclinazione permettendo alla platea di avere una visuale completa sulla scena ma è in grado di scendere fino a piano platea creando la cosiddetta “platea contrapposta”, una tecnica adottata in occasione di monologhi e concerti di quartetti o di solisti come quello di Stefano Bollani. In questo modo il Teatro può arrivare ad ospitare fino a 556 persone.

Soltanto due teatri in Italia possono vantare di avere questo tipo di meccanismo: il Savoia e la Fenice di Venezia, dove fu esportato in misura quattro volte più grande.

La buca orchestrale, tipica dei teatri all’italiana, separa il palcoscenico dalla platea e può contenere fino a 54 elementi.

La cabina di regia, inizialmente collocata nella piccionaia, è stata poi spostata in quello che era l’ambiente adibito alla camera per le proiezioni fino a quando le pellicole non sono state sostituite dal digitale prima e dal satellitare poi. Da qui i tecnici hanno il controllo totale dello spettacolo, garantito anche dal collegamento diretto con il palco e gli attori.

La graticcia, da cui il macchinista gestisce il cambio scena, è collocata a circa 13 metri di altezza dal palco ed è composta da travi in legno all’interno dei quali vengono fermati i rocchetti nelle cui scanalature passano le corde di canapa legate agli stangoni che a seconda delle richieste della compagnia portano sul palco fondali, quinte, cieli, americane e scenografie.

Infine i camerini, che possono essere considerati “la seconda casa degli artisti”, assegnati dalla sarta a seconda del grado d’importanza dell’attore, stabilito in base al numero di battute in scena.

Esattamente come 97 anni fa i festeggiamenti si sono conclusi con la messa in scena della Tosca di Giacomo Puccini. Sul palco del Savoia tre interpreti d’eccezione: Angela Nicoli, Salvatore Cordella e Francesco Landolfi, accompagnati dalla Entr’acte Orchestra diretta dal Maestro Silvano Corsi.

 

 

 

Tamara Santoro

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