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Campobasso: Erri De Luca lascia il segno, tutto esaurito ieri sera al Teatro Savoia.



Ha registrato il tutto esaurito la conversazione tra Erri de Luca e Pier Paolo Giannubilo, uno degli incontri più attesi e coinvolgenti dell’XI edizione della Biennale dell’Incisione Italiana Contemporanea.

Nata dalla mente visionaria del Maestro Domenico Fratianni e promossa da Fondazione Molise Cultura e Regione Molise con la collaborazione del Comune di Campobasso, la Biennale dell’Incisione Italiana Contemporanea si arricchisce della rassegna B-Side, una serie di incontri a carattere divulgativo e poetico nel segno dell’incisione: da quest’anno ogni edizione avrà un cartellone di eventi correlati alla Biennale per la durata dell’esposizione e con un punto di vista specifico ogni volta diverso.

Il dialogo tra parole e immagini che si è tenuto ieri sera sul palco del Teatro Savoia ha visto uno dei più grandi autori italiani del secondo Novecento e uno degli autori più interessanti del panorama contemporaneo riflettere sull’importanza del segno come traccia, reliquia, memoria, segno dell’uomo nel tempo.

Gli uomini della preistoria hanno fatto quei segni per aggiungere delle immagini al loro vocabolario, per insegnare, per raccontare qualcosa ai loro contemporanei e non per i posteri, afferma lo scrittore napoletano. Oggi visitando la mostra mi sono accorto che c’è un artigianato, una competenza materiale, una quantità di tempo dedicato, una precisione, che non esiste nelle altre arti. Quell’attività deve essere così competente da essere sicura di essere infallibile. Somiglia un po’ a quello che faccio io quando vado in montagna a scalare da solo senza corda: non c’è spazio per sbagliare.

Io vado in giro per ammirare, per imparare, per apprendere, non per cercare delle conferme a quello che credo di sapere già, continua De Luca. Anzi fingo di imparare perché poi mi dimentico tutto. Però poi in qualche maniera misteriosa quella cosa che è stata assorbita viaggia attraverso il corpo e poi riaffiora da qualche altra parte e si manifesta sotto un’altra forma.

Con l’Incredulità di san Tommaso di Caravaggio i due scrittori affrontano il tema della religione. De Luca ha infatti ammesso pubblicamente di non essere credente eppure ha dedicato gran parte del suo lavoro e dei suoi studi a storie e miti del mondo biblico.

La Bibbia mi è piaciuta perché non era un’altra storia, non era letteratura, che non aveva lo scopo di ammaliare o di farmi identificare in qualche personaggio. Era una specie di verbale: il verbo dire è infatti il più presente nell’Antico Testamento. Usa la parola anche quando non si rivolge a nessuno. Le parole aggiungono una definizione alla realtà.

La religione lascia spazio all’ambiente e in particolare all’attivismo di Just Stop Oil che intende portare all’attenzione dell’opinione pubblica le decisioni dei governi in materia energetica e ambientale.

Lasciare il segno su opere d’arte a cui il mondo attribuisce un valore quasi sacrale Giannubilo la definisce un’iniziativa controproducente rispetto alla causa visto che a compiere quel gesto sono sempre gli stessi e la gente che è estranea alla causa trova il gesto irrispettoso a tal punto da non esserne conquistata.

Secondo De Luca invece si tratta di una manifestazione simbolica del contrappasso. Mentre noi sporchiamo il mondo, loro intendono dare una contro immagine equivalente sporcando provvisoriamente un’opera d’arte. E in fondo hanno ottenuto quello che volevano, ne stiamo parlando. Anche i giovani che scelgono di adottare l’alimentazione vegana lo fanno come atto di contestazione nei confronti delle modalità di manipolazione e di commercializzazione del cibo. Sono tutti piccoli segnali precursori di un’economia della riparazione.

Doverosa una riflessione sul periodo di De Luca come militante di Lotta Continua, vista anche la recente messa in onda su Rai 3 di un documentario che ha ripercorso la storia del gruppo politico. A distanza di anni si sente ancora responsabile per la morte di Pietro Bruno, un ragazzo di appena diciotto anni che nel 1975 rimase ucciso nel tentativo di compiere un’azione dimostrativa davanti ad un’ambasciata.

Lotta Continua era un movimento rivoluzionario pubblico, non clandestino perché rivoluzionario è stato tutto il 1900. Mi sento responsabile per tutto ciò che quella generazione ha causato.

Quello che sono e che ho fatto non è stato il risultato di un progetto personale, ma di ciò che il tempo mi ha messo di fronte. Le generazioni sono come sassi di un fiume: alcuni sono vicini e altri sono talmente lontani che devi bagnarti per raggiungerli.

La lealtà è una questione di ragione: adesso mi sento coinvolto dalla guerra in Ucraina per cui, insieme ad un mio amico, ho organizzato più di un viaggio per portare in Ucraina ciò che manca e di cui la popolazione ha disperatamente bisogno. Quello che non è mai cambiato è l’impegno civile: amplificare la voce di coloro che gridano ma che non vengono ascoltati.

Ancora due gli incontri in programma: sabato 4 febbraio con Loretta Secchi, storica dell’arte, professoressa e curatrice del Museo Tattile Anteros di Bologna e sabato 11 febbraio con Maurizio Oriunno, giornalista ed esperto di vinili.

Inoltre, fino a domenica 26 febbraio sarà possibile visitare la mostra allestita all’interno degli spazi espositivi del Palazzo Gil che raccoglie 111 incisioni realizzate da Carlo Carrà e 58 opere di artisti selezionati. Biglietti disponibili su Ciaotickets.

Per ulteriori informazioni: https://www.fondazionecultura.eu/

 

Tamara Santoro

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