LA STORIA – Il carabiniere Vincenzo Simone, nel tornare a casa a piedi da Lanciano, dopo i furiosi combattimenti contro i tedeschi – che valsero la medaglia d’oro alla città – accettò l’ospitalità a Tavenna di un giovane collega Giovanni Iuliano. Il giorno dopo, la situazione in paese precipitò; lo stato di estrema tensione verso gli occupanti, che con il massimo disprezzo rubavano il bestiame ai contadini, fece sì che un tedesco venne ferito gravemente e per tale motivo vennero prelevati 30 uomini, fra cui i due carabinieri, per una possibile rappresaglia. Il soldato tedesco non morì, ma per dare ugualmente una lezione esemplare furono scelti a caso nel gruppo, raccolto in una masseria vicino alla fontanella dei Canaparo, ora macerie e rovi, 3 uomini che vennero portati alcuni metri oltre, in mezzo agli ulivi e costretti a scavarsi la fossa. I Carabinieri Simone e Iuliano e il contadino Giuseppe Di Lena. Simone, più grande di età di Iuliano che aveva 19 anni e più esperto di comportamenti militari del contadino Di Lena, comprese subito la situazione e davanti alla morte gridò al giovanissimo collega di tranquillizzarsi e morire per l’Italia. E lì sono morti.
Il Carabinieri Iuliano, pur con una profonda ferita all’inguine riuscì a fuggire e molti decenni dopo raccontò gli avvenimenti dell’ottobre 1943 ad Antonio Crecchia che li ha minuziosamente descritti nel bel libro “Tavenna ottobre 1943”.