Sono numeri che, non solo oggi ma quotidianamente, proviamo ad affrontare di concerto con tecnici ed esperti del settore, cercando possibili soluzioni a partire dall’analisi delle cause. E la giornata di oggi – ha continuato Filomena Calenda – rappresenta un’ulteriore occasione per riflettere sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e sul numero intollerabile di vittime che il nostro Paese piange. Perché sono convinta che oggi – ancor più di ieri – non si può morire di lavoro. Non si può perdere la vita mentre si è impegnati a garantire il necessario per la vita alle proprie famiglie”.
L’assessore ha sintetizzato alcune delle cause che contribuiscono all’aumento dei rischi che mettono in pericolo la vita dei lavoratori, tra cui, per esempio, la condizione di precarietà – evidente soprattutto nelle piccole imprese – e “a cui da tempo tentiamo di far fronte. E dunque riflettere anche su questo aspetto diventa quanto mai urgente. Viviamo in un Paese competitivo e la competizione – rispetto all’Europa e al mondo – non progredisce con una riduzione del costo del lavoro”.
Quindi, ha concluso l’Assessore: “condizioni di lavoro più sicure, prima di tutto! Per le quali siamo chiamati in causa tutti. Non uso a caso il plurale: il problema degli incidenti sul lavoro riguarda più ambiti, a cominciare da quello della prevenzione. È necessario diffondere una cultura della sicurezza che si basi sull’adozione minuziosa delle misure a carattere preventivo e protettivo previste per legge, e che riguardi tutti a cominciare dal mondo della scuola dove si formano i lavoratori del domani.