E’ un viaggio nella termolesità e nei suoi modi di dire e di essere. Un glossario, così è stato definito l’ultimo libro di Saverio Metere, presentato in sala consiliare. Amante della sua città e della termolesità, Metere questa volta è andato alla ricerca di vocaboli e voci oscure non usuali e delle loro spiegazioni. Perchè se il termolese non è facile da parlare, è ancor più difficile da scrivere e proprio Metere ha cercato di fornire la sua chiave di lettura attraverso una ricerca lunga negli anni ma che alla fine riesce ad evidenziare una visione precisa nel modo di parlare, leggere e scrivere il termolese.
Non un dizionario vero e proprio, ma bensì la riscoperta delle origini di una comunità attraverso i suoi modi di parlare e scrivere. A presentare il glossario la giornalista Antonella Salvatore che ha introdotto i saluti di Antonella Occhionero dell’Ufficio Cultura del Comune di Termoli, dello scrittore e storico molisano Antonio D’Ambrosio e dell’autore del glossario Saverio Metere.
“L’ispirazione – ha spiegato Saverio Metere – è stata dettata dal fatto che a Termoli deve tornare il
vernacolo in quanto oggi le famiglie termolesi parlano l’italiano e molte volte traducono in dialetto in modo sbagliato. Parlare il termolese è importante, scrivere il termolese è difficile. Mi sono posto il problema di semplificare la scrittura termolese attraverso lo studio della grammatica di Abruzzo e Molise. Me la sono studiata con calma e nel tempo. E’ stato un lavoro durato quasi due anni e mezzo, nel glossario ci sono circa diecimila termini che poi si trasformato in quasi trentamila parole in quanto un frase e un concetto posso essere espressi in maniera diversa”.
Per Antonio D’ambrosio invece “Il dialetto come forma espressiva e di comunicazione ha una valenza straordinaria perché è una parte importante della lingua materna. Il lavoro di Metere con il glossario, nel recuperare i termini usati e dividendoli in arte e mestieri, si apre un nuovo spaccato che racconta il mondo delle persone anche attraverso una sola parola. Con questo testo, Metere ci ricorda e ci mette davanti ad una comunicazione nuova, diversa ed espressiva che la lingua italiana non riesce a dare a quel senso e a quel significato. Con questo percorso, la parola e il dialetto hanno la prospettiva di conservare in uno scrigno sentimenti e valori, e attraverso questi elementi possiamo essere più pronti ad affrontare l’aggregazione di una comunità con maggiore fiducia verso il futuro”.