L’ormai imminente doppio appuntamento elettorale del prossimo anno sta mandando in scena, anche nel piccolo Molise, la più violenta ed inquietante dimostrazione di quanto la politica sia caduta in basso, perdendo ogni valore, ogni qualità e ogni scrupolo. Ma di chi è il peccato originale?!
L’ipocrisia la fa da padrona, mossa unicamente da un arrivismo personale fuori controllo, che fagocita l’elettorato stanco e inconsapevole sempre più vittima della sua memoria a Km 0.
Gli elettori hanno dei veri e propri buchi neri, delle voragini che molti politicanti improvvisati o vecchie volpi riescono a colmare con cosí ben poste fandonie che, alla fine, abbiamo persino il dubbio che siano accadute realmente.
Come qualcuno ha più volte proposto servirebbe istituire la “Giornata della memoria dell’elettore” , nel corso della quale poter fare un ‘ripasso’ degli ultimi 20 anni almeno di storia politica locale, unico modo per evitare il masochismo recidivo dell’elettore medio.
Perché ormai i rappresentanti si scelgono con un like social, infernali piattaforme sulle quali chiunque può scrivere qualunque cosa e fingere una realtà che non esiste. E la cosa peggiore è che siamo diventati cosí pigri da aver addirittura perso la capacità di approfondimento, la profondità ci annoia, l’integrità morale ci deprime, crediamo a tutto e al contrario di tutto, accettiamo l’incarichino per sbarcare il lunario senza farci domande e rinnegando perfino noi stessi se necessario, non riusciamo più a riconoscere ed apprezzare la qualità e lavorare per essa, abbiamo totalmente perso la capacità di discernimento tra la finzione e la realtà, la bugia e la verità, condannando a morte noi stessi e quei pochi onesti di qualità che di fatto ghettizziamo perché sono ‘pesanti’, persino antipatici e snob. Capirli, apprezzarli e seguirli è inutilmente faticoso e noi vogliamo le cose facili e veloci, le illusioni, il bello e non il buono, noi il cervello lo vogliamo tenere in risparmio energetico e metterlo a mollo in piscina con la vacanza pagata dal bonus e dal ‘favore’.
Gilda Ricci