Nelle prossime settimane il Consorzio di Bonifica della provincia di Foggia dovrebbe tornare a discutere della nuova infrastruttura che dall’invaso del Liscione dovrebbe giungere alla Capitanata trasferendo le acque, ‘in surplus’ ma mai quantificate, dall’invaso del Liscione al potabilizzatore di Finocchito.
Parliamo di un progetto spinto con decisione dalla Regione Puglia e che in Molise invece stava per passare sotto silenzio. Almeno fin quando lo abbiamo denunciato noi, accendendo un faro sulla nomina del commissario straordinario del costituendo Consorzio del basso Molise che dovrà occuparsi anche di questo nuovo impianto.
Un’opera di cui non si è mai fatto cenno in Consiglio regionale, non si conoscono i dettagli né esistono informazioni ufficiali. Come non si conosce la posizione della Regione Molise né le intenzioni del nuovo commissario nominato direttamente dal presidente Toma.
Se l’incontro di Foggia sarà confermato, noi saremo presenti come già accaduto nell’incontro precedente sul tema, tenutosi a Roma alla presenza del ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli.
Ci saremo per tutelare il nostro territorio, i nostri allevatori e gli agricoltori; parteciperemo nella convinzione che l’acqua non può mai essere terreno di scontro, ma risorsa da rispettare e preservare sempre, non solo in emergenza.
Ad esempio, il tema della siccità va affrontato durante l’intero anno, non solo quando le risorse scarseggiano e mettono in pericolo la quotidianità dei cittadini o le esigenze del tessuto produttivo che ‘vive’ grazie all’acqua.
Nonostante le difficoltà, il Molise è serbatoio di riserva idrica per almeno cinque regioni alle quali continua a mostrare solidarietà. Tuttavia tante zone del nostro territorio continuano a soffrire e si rischia di dover fornire altra acqua alla Puglia.
Certo, non siamo contrari a priori, perché l’acqua è un bene pubblico, principio irrinunciabile stabilito in leggi regionali e nazionali. Ma è anche un bene da gestire in modo oculato e trasparente, ad esempio utilizzando il deflusso ecologico come indicatore principale, troppo poco utilizzato.
Tornando alla nuova infrastruttura con la Puglia. Gli assessori molisani hanno sempre parlato di semplice idea, ma è chiaro che sia qualcosa di ben più grosso.
L’opera dovrebbe consentire l’approvvigionamento idrico alla provincia di Foggia e quindi permettere l’utilizzo delle acque dell’invaso di Occhito solo per usi irrigui. Ciò, tuttavia, rischia di lasciare a secco gli agricoltori molisani già alle prese con una carenza che, per Coldiretti, sulla fascia costiera produce danni alle colture cerealicole quantificabili fra il 20 e il 30 per cento, in provincia di Isernia oltre il 40.
“Come ho già avuto modo di rimarcare – spiega la consigliera regionale Patrizia Manzo – mancano dati certi sulla quantità disponibile della risorsa acqua, manca una strategia politica e la relativa programmazione integrata. Inoltre nulla è stato fatto per far rispettare gli accordi sottoscritti nel 1978 e ratificati nel 1989 tra le Regioni Molise e Puglia per la cessione di acqua dall’invaso di Occhito. Tali accordi prevedevano ristori che avrebbero dovuto consistere in infrastrutture mai realizzate, nonostante apposite mozioni approvate all’unanimità nella passata legislatura. Dall’1 luglio 2018, come dovrebbe essere noto a chi frequenta le stanze del Consiglio e della Giunta regionale, le nuove istanze di concessione di derivazione e le istanze di rinnovo di concessione sono assoggettate agli obblighi di rilascio congruenti con il mantenimento, nei corpi idrici interessati dalla derivazione, dei deflussi ecologici. Quindi si va oltre il concetto di fabbisogno, oltre la misurazione del deflusso minimo vitale: le concessioni vanno assoggettate al deflusso ecologico per non mettere a rischio falde, sorgenti, costa e fiumi. Insomma, la programmazione non può attendere l’estate e con essa la siccità; come non serve l’emergenza per mettere in campo azioni anti spreco. E la politica, se fosse lungimirante, tutto questo avrebbe dovuto comprenderlo da un pezzo”.
Non solo. Dal primo gennaio 2022 in Italia si applica la direttiva acque 2000/60/CE che impone limiti più stringenti di prelievo idrico dai fiumi per garantire il deflusso ecologico, a scapito del consumo d’acqua a scopo irriguo. Una normativa che di fatto crea problemi a molte attività produttive, con un impatto socio-economico importante soprattutto sull’agricoltura. Quindi meglio sarebbe coinvolgere il Consiglio regionale e valutare questo ‘limite’ imposto, prima di decidere se cedere ulteriore acqua alla Capitanata.
Bisogna affrontare questi temi al più presto, per conoscere la verità sul nuovo progetto, per capire il surplus che il Molise dovrebbe cedere alla Puglia, per comprendere se la Regione Molise si sia attivata per ricevere i ristori in termini di infrastrutture promessi in cambio della cessione dell’acqua dell’invaso di Occhito: oggi quell’acqua potrebbe salvare decine di agricoltori che in quella stessa zona vedono morire i propri raccolti.
“Da ormai quattro anni – aggiunge Vittorio Nola – stiamo sollecitando Toma e la sua Giunta a risolvere i complessi problemi organizzativi e finanziari dei due Consorzi di Bonifica di Termoli e Larino, enti pubblici economici per i quali la Regione, un semplice consorziato, ha responsabilità nei controlli amministrativi e fiscali attraverso il Collegio sindacale e il Commissario. Per noi, proprio questa governance deve essere rispettata, separando nettamente la gestione e il risanamento dei due Enti dalle decisioni inerenti la tutela e la migliore valorizzazione del nostro ‘oro blu’ che deve rimanere competenza strategica in capo al Consiglio regionale”.
“Come se non bastasse – spiega invece Valerio Fontana – paghiamo a carissimo prezzo la mancata messa in sicurezza dello sbarramento della diga del Liscione: un costo che si traduce in milioni di metri cubi di acqua che non possiamo immagazzinare per non caricare, appunto, quello sbarramento. Ciò, nei fatti, si traduce in riduzione della capacità dell’invaso e meno acqua da utilizzare. In caso di siccità, sarebbe un problema di proporzioni enormi che solo in questi giorni si è pensato di risolvere”.
Insomma, i temi sono tanti e vanno affrontati uno ad uno. Ma il progetto che cammina speditamente in Puglia, e che coinvolge in maniera tanto netta il Molise, è un altro caso emblematico del percorso che in questi anni ha caratterizzato il Governo di centrodestra a firma Toma: mancata risoluzione di problemi datati e ‘dimenticati’, nessuna strategia programmatoria. Con una Giunta concentrata solo sull’attività ordinaria e, in tempo pre elettorale, su come garantirsi la rielezione.