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Politica, Primiani(m5s): “Il Molise del centrodestra una regione morta”.



Il Molise del centrodestra è una regione tecnicamente morta. È una considerazione amara basata su fatti, dati e numeri incontrovertibili. Dopo oltre un anno di legislatura a guida Roberti, la Giunta regionale non ha prodotto nulla di concreto in favore della comunità. Anzi, il fallimento politico e l’immobilismo di questa amministrazione continuano a ricadere sui cittadini. Ad esempio, il centrodestra non è riuscito a ridurre di un solo centesimo il disavanzo sanitario, mentre i molisani pagano le tasse più alte del Paese. Voglio ricordarlo: il primo atto dell’Esecutivo è stato aumentare l’Irpef, imposta aumentata ancora pochi giorni fa, proprio perché la Regione non è riuscita a ridurre il deficit in sanità.

Il Molise del centrodestra è morto nelle promesse elettorali deluse. Mi riferisco al Decreto Molise che doveva risollevare la Sanità (e non solo), agli interventi sulle ferrovie fermi ormai da anni o al finanziamento dell’autostrada (o superstrada), progetti ostentati in campagna elettorale e ora scomparsi nel nulla.

Il Molise del centrodestra è morto nell’incapacità di programmare e attrarre investimenti. Sono mancati e mancano confronto e condivisione sui fondi FSC, ben 444 milioni di euro; sui fondi strutturali, altri 306 milioni; sul Piano di sviluppo rurale, ulteriori 200 milioni. In totale, quasi 1 miliardo di euro su cui non c’è stato neanche un dibattito in Consiglio regionale. Un’opportunità unica da cogliere anche tramite una Commissione speciale di studio e approfondimento che si occupi di programmazione straordinaria, pensando ai vari fondi economici in maniera integrata e approntando un’analisi strutturata e condivisa del loro utilizzo. Discorso analogo vale per le occasioni legate al Piano nazionale di ripresa e resilienza, molte delle quali già sfuggite.

Il Molise del centrodestra è morto nell’incapacità di gestire le risorse del territorio. Un esempio su tutti: nella programmazione legata ai Fondi di sviluppo e coesione manca il capitolo dedicato al settore idrico. Il Molise è ricco di acqua, risente come tutti della crisi climatica, ma a prescindere da questo il sistema perde 60 litri ogni 100 e il Governo regionale se n’è accorto solo ora che servono ben 200 milioni di euro per rimettere in sesto gli acquedotti regionali.

Il Molise del centrodestra è morto nell’incapacità di difendere i principali asset economici e occupazionali della regione. Mi riferisco al mutismo sulla lenta agonia della Unilever a Pozzilli. E mi riferisco alla genuflessione della delegazione parlamentare, del presidente Roberti, dei suoi assessori e dell’intera maggioranza, davanti alle dichiarazioni del ministro delle Imprese Adolfo Urso che, in un sol colpo, ha smentito i trionfalismi sulla Gigafactory di Termoli e ha in pratica annunciato la perdita di 250 milioni di euro sottratti all’intero tessuto economico regionale, nonostante la sempre sbandierata filiera istituzionale. Una perdita davanti alla quale, invece, bisognerebbe alzare la voce e, magari, pretendere l’approdo a Termoli di un’azienda di Stato importante quanto Stellantis in termini di occupazione e indotto.

Ma il Molise del centrodestra è morto anche nella perpetua spartizione degli incarichi, principale attività di governo in questi mesi: FinMolise, Consorzio di bonifica del basso Molise, Iacp, Eres, Comunità montane. E mi riferisco alle deleghe tolte agli assessori e ridistribuite ai consiglieri: è bastato bloccare l’istituzione del secondo sottosegretario per far saltare tutti gli equilibri in maggioranza.

Il Molise del centrodestra è morto inoltre nell’incapacità di sostenere i giovani e invertire il trend economico negativo: tasso di disoccupazione oggi al 9,8% e disoccupazione giovanile oltre il 27%. Ancora. In Molise l’impatto dei costi energetici per le aziende supera del 20% la media nazionale. Risultato: la nostra regione è la meno competitiva rispetto alle altre aree d’Europa, con una stima di crescita reale che vede il Molise ultimo nella graduatoria nazionale.

E poi manca l’innovazione: nel 2023, il Molise ha investito solo lo 0,6% del Pil in ricerca e sviluppo, molto al di sotto della media nazionale (1,4%) e lontanissimo dall’obiettivo europeo del 3%. È anche per questo se il nostro tasso di crescita imprenditoriale registra un segno negativo, mentre altrove – anche in altre regioni del Sud – accade l’esatto contrario.
In questo quadro a nulla servono i milioni di euro del Governo centrale, utili al massimo ad evitare la bancarotta e aggravare il debito pro capite.

Insomma, il Molise del centrodestra è morto perché non sa guardare avanti. E se nella scorsa legislatura si presentavano solo leggi tecnico-contabili, ora non avviene più neanche questo visto il pantano dei bilanci contabili sbagliati ma sempre firmati e approvati senza problemi.

Noi in questi anni abbiamo delineato per il Molise una precisa traiettoria di crescita attraverso proposte di legge in vari ambiti: penso alle idee per rilanciare il turismo come quella che prevede la creazione di un Parco del Biferno che tramite specifici corridoi naturalistici e, perché no, una ciclovia, possa collegare la montagna alla costa; oppure quella per la nascita di un Distretto dell’innovazione tecnologica per attrarre fondi, creare occupazione oltre che importanti asset strategici intorno all’intelligenza artificiale. Le risorse ci sono, ma lo abbiamo sempre detto: vanno spese bene, non con finanziamenti a pioggia che negli anni nulla hanno prodotto in termini di sviluppo. Ma questi sono solo esempi di tante altre iniziative su cui lavoriamo da tempo e che proietterebbero il Molise verso un futuro differente.

Dal centrodestra, invece, nessuna legge di prospettiva, nessun atto che serva ad attrarre investimenti ed è gravissimo per chi è chiamato ad amministrare, perché programmazione vuol dire visione, sviluppo, futuro. Ecco forse la colpa più grave. Il centrodestra è incapace di garantire stabilità e dare speranza ai cittadini. Bisogna prenderne atto, ma soprattutto devono scegliere: rimanere inermi o avere un sussulto di dignità. Se proprio non vogliono dimettersi, almeno si facessero aiutare.

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