Ci saremmo aspettati uno scatto d’orgoglio, un sussulto identitario in difesa del Molise e dei molisani. Ancora una volta, invece, gli ordini di scuderia prevalgono sugli interessi dei cittadini e la maggioranza di centrodestra china la testa dimostrando di non avere a cuore questa regione. Oggi c’era l’opportunità di dare un segnale chiaro sull’autonomia differenziata, aprendo una riflessione seria sul tema. No, anche di fronte alla frattura definitiva tra cittadini e istituzioni, alla scissione economica, sociale e culturale, all’arretramento dei diritti in una terra già logorata da decenni, il centrodestra continua a nascondersi dietro i soliti steccati politici, interpretando la Costituzione a proprio piacimento.
Ad oggi non ci sono prove che l’autonomia differenziata favorirà la crescita del Paese. Anzi, abbiamo innumerevoli prove contrarie e sappiamo che con il regionalismo è esploso il debito pubblico ed è cresciuta in modo esponenziale la crisi del sistema sanitario. Anche gli esperti definiscono il Ddl Calderoli un pericoloso disegno che finisce per sostituire le Regioni allo Stato, producendo immediati e duraturi effetti sfavorevoli per la coesione territoriale.
Basta guardare alla sanità, ai 30 anni di erosione del Sistema sanitario nazionale, ai Livelli essenziali di assistenza che ad oggi non sono garantiti per tutti i cittadini. Con l’autonomia, questo disastro rischia di estendersi a dismisura, mettendo ancor più a repentaglio il già fragile diritto alle cure.
Ma non solo, perché con l’autonomia differenziata il centrodestra dà il colpo di grazia al sistema nazionale di istruzione, in un’Italia che da questo punto di vista corre già a velocità diverse. In questo contesto, il centrodestra creerà studenti di serie A, di serie B e anche di serie C.
Non è chiaro, inoltre, come si intende demandare alle Regioni la gestione dei Trasporti. Insomma, siamo di fronte a uno scenario paradossale, col Paese che rischia realmente di fare un enorme passo indietro, collocando il Molise fuori dalla storia. Per non parlare di ciò che accadrà in ambito energetico, altro argomento che vede la nostra terra facile preda in un contesto di deregolamentazione paesaggistica.
Per questi e tanti altri motivi, di fronte a una maggioranza sorda in Consiglio regionale, la nostra battaglia proseguirà sui territori. Continueremo a raccogliere le firme a sostegno della proposta di iniziativa popolare strutturata dal costituzionalista Massimo Villone.
Sono oltre 500mila le sottoscrizioni già raccolte. Ma non ci fermeremo qui: oggi torneremo in piazza con un banchetto a Campobasso; domani saremo a Vinchiaturo e nelle prossime settimane ci saranno altre tappe in tutta la regione in cui i molisani potranno dire un primo ‘no’ a questo scempio.
L’Italia non si spacca!