Sono passati ormai quasi 20 anni dall’adozione della legge regionale che disciplina le attività estrattive: da allora, la Regione Molise non si è ancora dotata di un Piano per monitorare la situazione delle cave del territorio. Eppure parliamo di uno strumento fondamentale per la gestione del settore, un atto che consente di bilanciare le esigenze produttive con la salvaguardia dell’ambiente. Sul tema, depositeremo un’interrogazione in Consiglio regionale: il presidente Francesco Roberti e la Giunta spieghino come mai l’iter è fermo e cosa si intende fare per sbloccarlo.
Siamo a oltre un anno dall’inizio della legislatura, ma di fatto nulla si è mosso sotto ogni punto di vista. È tutto desolatamente fermo: ne è la prova anche ciò che accade con il Prae, il Piano regionale delle attività estrattive, che non è mai stato predisposto. Questo documento è cruciale per monitorare tutte le attività svolte nelle zone di cava e per proteggere il territorio da attività illecite, come lo smaltimento di rifiuti pericolosi.
Ma non solo: il Prae ci consentirebbe di comprendere e mappare la situazione attuale delle cave in Molise, quindi di fare il punto della situazione su quelle attive, dismesse, e sui relativi progetti di bonifica. Un aspetto ancor più importante se consideriamo che le cave dismesse sono considerate aree idonee per l’installazione di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Luoghi, dunque, dove installare ad esempio impianti fotovoltaici, evitando così il consumo di suolo e impatti paesaggistici negativi.
In tal senso, depositeremo un’interrogazione rivolta al Presidente della Giunta, all’Assessore regionale all’Ambiente e all’Assessore alle Attività produttive: chiediamo di chiarire una volta per tutte cosa sta facendo la Regione per adottare il Piano delle attività estrattive e quale sia la tempistica per colmare un vuoto che dura da 20 anni.
Non si può sottovalutare un tema così delicato se si vuole realmente garantire sostenibilità, legalità e tutela di ambiente e territorio.