Non ha bisogno di presentazioni Gianrico Carofiglio, anche se, a detta sua, viene spesso scambiato per Giancarlo De Cataldo. Classe 1961, i suoi racconti hanno venduto oltre sei milioni di copie e sono stati tradotti in tutto il mondo facendo di lui uno degli autori contemporanei più stimati.
Esordisce nel 2002 con Testimone inconsapevole creando il personaggio dell’avvocato Guido Guerrieri, protagonista di numerosi romanzi tra cui La misura del tempo, che vanta un posto da finalista Premio Strega. Negli anni si è fatto apprezzare anche per le sue opere di narrativa e saggistica tra cui troviamo Il passato è una terra straniera da cui è stato tratto l’omonimo film diretto da Daniele Vicari.
La sua trilogia di romanzi gialli – Una mutevole verità, L’estate fredda e La versione di Fenoglio – con cui ha dato vita al maresciallo Pietro Fenoglio ha ispirato la nuova serie firmata Rai Fiction Il metodo Fenoglio in cui l’iconico personaggio creato da Carofiglio ha il volto di Alessio Boni. Da ex magistrato, con questo romanzo Carofiglio ha voluto rendere onore a coloro che negli anni 90’ erano impegnati nella lotta alla criminalità organizzata.
Non c’è niente di meglio di un po’ di (auto)ironia per rompere il ghiaccio. Lo sa bene Gianrico Carofiglio che sul palco del Teatro Massimo di Pescara ha portato in scena Il potere della gentilezza, un’orazione sull’importanza e sulla necessità di praticare la gentilezza, sul potere del dubbio, sulla capacità di porre (e porsi) buone domande per affrontare le sfide della modernità.
Partendo dagli insegnamenti dei maestri del lontano Oriente e passando per i moderni pensatori, Gianrico Carofiglio spiega al pubblico presente in sala come la gentilezza sia il modo migliore per reagire di fronte ai conflitti.
La gentilezza è uno degli strumenti più potenti in grado di scardinare le semplificazioni ottuse tipiche di qualsiasi forma di populismo o totalitarismo, politico o intellettuale, che si basano sul principio ovvio e terribile della testa contro testa e sulla totale assenza del dialogo – afferma lo scrittore – L’uomo civile, il cittadino, non rifiuta il confronto ma lo sa trasformare in un’occasione di possibile cooperazione.
Secondo Gianrico Carofiglio la premessa per affrontare con gentilezza ogni tipo di conflitto sta nella capacità di ascoltare e per riuscire a farlo è necessario mettere a tacere il proprio ego. Di norma le cose più stupide le dicono e le fanno le persone più intelligenti, non nonostante la loro intelligenza, ma a causa della loro intelligenza. Se sei molto intelligente, se sei abituato ad aver ragione, fai molta fatica a familiarizzare con l’idea che tutti possono sbagliare – spiega Carofiglio – La differenza tra intelligente e stupido sta nella capacità di riconoscere i propri errori.
A dimostrarlo è l’effetto Dunning-Kruger secondo il quale individui poco esperti e poco competenti tendono a sovrastimare la propria preparazione e a considerarla al di sopra della media. Quando chiesero a Dunning se esistesse una qualche condizione soggettiva che predisponeva alla stupidità, dopo aver riflettuto un attimo, rispose ‘a occhio e croce direi che è una cosa che predispone respirare’.
Uno degli ostacoli che ci impedisce di guardare il mondo con mente aperta e flessibile è la tendenza a dare etichette, a esprimere giudizi, a sentire il bisogno di avere un’opinione su tutto – che secondo Confucio è sinonimo di mediocrità – tendenza estremizzata dall’uso e abuso dell’informazione velocissima sui social.
La gentilezza è cosa diversa dalla cortesia, dalle buone maniere, dal garbo – conclude Carofiglio – Ecco perché per esercitarla dobbiamo superare le nostre paure, dobbiamo avere il coraggio di essere umani.
Tamara Santoro