Il 28 marzo si è chiusa con l’assoluzione da parte del Tribunale di Larino – in composizione collegiale – la triste vicenda dei due giovani di Montenero di Bisaccia, accusati di rapina aggravata e lesioni personali commesse in Tavenna, in data 21 settembre 2021, a danno di un giovane commerciante.
I due imputati, di 28 e 27 anni, che all’epoca dei fatti erano incensurati e svolgevano regolare attività lavorativa, vennero anche colpiti dalla misura cautelare degli arresti domiciliari, applicata con ordinanza del Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Larino del 27.11.2021, eseguita in data 30.11.2021, successivamente sostituita, all’esito di apposite istanze depositate dalla difesa, rispettivamente, in data 22 marzo 2022, con quella meno afflittiva dell’obbligo di dimora in Montenero di Bisaccia, in data 21.07.22 con quella dell’obbligo di presentazione alla PG ed infine definitivamente revocata.
L’applicazione nei loro confronti della misura cautelare, per una durata di circa quattro mesi, nella consapevolezza di essere completamente estranei alla vicenda, ha avuto un effetto sconvolgente nella vita dei due ragazzi e delle loro famiglie, formate da onesti lavoratori e avulse da ogni contesto delittuoso, ed ha determinato, per uno dei due, anche la perdita del posto di lavoro.
I due ragazzi già in sede di interrogatorio di garanzia, fissato in data 02.12.2021, davanti al Gip del Tribunale Frentano, rispondevano al Giudice negando gli addebiti e chiarendo le loro posizioni, spiegando al Giudice che non erano in quel luogo quel giorno di settembre.
Nella stessa udienza venivano depositati anche i contratti di lavoro in essere e le relative buste paga.
I fatti, secondo la ricostruzione della Procura frentana e dei Carabinieri di Palata, sarebbero avvenuti la sera del 21 settembre 2021, intorno alle ore venti, nel comune di Tavenna, quando un giovane commerciante venne aggredito da due individui a volto scoperto, “riconosciuti” dalla persona offesa e dal proprio genitore, che si impossessarono dell’incasso del giorno, circa 1200,00 euro.
L’istruttoria dibattimentale ha fatto emergere la superficialità degli atti di indagine e le palesi e numerose contraddizioni nel racconto degli accusatori, padre e figlio, già evidenziate dalla difesa in sede di riesame della misura, peraltro confermata, che non ha trovato nessuna conferma nelle dichiarazioni dei testi indicati dall’accusa, dei quali sono state acquisite le Sit.
Al contrario, che i due ragazzi non si trovassero in quei luoghi il 21 settembre è stato dimostrato dai numerosi testi a discarico indicati dalle difese e dalla consulenza redatta dal tecnico informatico Giovanni Alfonso nominato dalla difesa di uno dei prevenuti.
Soddisfazione per la decisione del Tribunale viene espressa dai difensori degli imputati, avvocato Nicola Bonaduce per uno e Paolo Lanese e Messere l’altro.
Avv. Bonaduce: “ Ho sempre creduto nell’innocenza dei due ragazzi. Già dall’esame dei primi atti di indagine era apparso chiaro che non vi era nessun elemento certo dal quale poter evincersi una qualche responsabilità diretta degli indagati in merito ai fatti contestati e ciò perché sin dall’inizio, erano apparse palesi le contraddizioni evincibili dalle dichiarazioni dei denuncianti, contraddizioni che hanno determinato anche la scelta del rito ordinario.
I ragazzi non hanno mai compreso il perché delle assurdità delle accuse mosse nei loro confronti. L’ipotesi più probabile, come sembra essere emerso anche dall’istruttoria dibattimentale, è che, almeno per uno di essi, vi sia stato il bieco, e fortunatamente non riuscito, tentativo di fargli pagare colpe, anche in questo caso inesistenti, per fatti asseritamente imputabili da altri.
“La sentenza assolutoria, finalmente, ristabilisce la verità dei fatti e l’onorabilità di chi si è trovato a subire un processo e, come in questo caso, anche la detenzione, da innocente. Aspettiamo di leggere le motivazioni per valutare l’opportunità di intraprendere azioni giudiziarie a parti invertite”.