Cln Cus Molise, successo contro lo Sporting Venafro e primato solitario
Ottobre 31, 2022
Montagano. Oggi i funerali di Angiolina Mariano Ciavatta, madre di Francesco Ciavatta vittima della strage di Acca Larenzia
Ottobre 31, 2022

Ventennale sisma di San Giuliano di Puglia. La commemorazione in Consiglio Regionale. Foto e Video degli interventi.



Si è riunito questa mattina alle ore 9 in punto il Consiglio Regionale del Molise per commemorare le vittime del sisma del 31 Ottobre 2022 che alle ore 11.32 fece crollare la scuola Jovine di San Giuliano di Puglia strappando alla vita 30 persone. Oggi in occasione del ventennale di questa tragedia, così come previsto da una legge del 2003, il consiglio regionale del Molise si riunisce per commemorare gli “Angeli di San Giuliano”. Il primo a prendere la parola ed aprire la cerimonia è stato il Presidente del Consiglio Salvatore Micone di cui possiamo vedere l’intervento integrale.

 

 

Successivamente all’intervento del Presidente Micone è seguito Un Minuto di raccoglimento dell’aula:

 

Ha preso poi la parola l’Assessore Filomena Calenda a nome della maggioranza:

Ventisette bambini morti e una maestra. Erano le 11.32 del 31 ottobre di 20 anni fa. E una comunità di milleduecento abitanti, quella di San Giuliano di Puglia, ha visto morire sotto le macerie di una scuola il suo futuro, il suo amore, la sua speranza. Una regione, la nostra, quel giorno fu travolta dalla tragedia di uno dei terremoti più crudeli. Da una scossa che – lasciando in piedi quasi tutto il resto – si accanì invece su quella scuola, causando dolore, sofferenza e angoscia infiniti.

Oggi – come accade ormai da 20 anni – siamo qui a commemorare quei bambini e la loro maestra perché se è vero che il ricordo non muore mai è altrettanto vero che questa data chiede ancora ad ognuno di noi, amministratori e non, se ogni giorno facciamo abbastanza per la prevenzione e la sicurezza. Delle scuole ma non solo.

Il nostro Paese, come la nostra regione è costituito da zone più o meno pericolosamente sismiche. Dunque siamo in qualche modo obbligati a fare i conti con il terremoto, ma la nostra esperienza, le capacità che abbiamo acquisito da generazioni devono permetterci di evitare che si ripetano i drammi che abbiamo già vissuto.

Nella mia mente c’è una fotografia incancellabile: quelle piccole bare allineate sulla pietra fredda, una accanto all’altra, bianche e aperte. E avverto ancora il soffio crudele, che si è portato via la vita di quei piccoli angeli, che ha ingoiato ogni differenza, i colori dei capelli, i loro sorrisi, i loro occhi pieni d vita e quell’entusiasmo che non trovava mai quiete ma che una scossa di terremoto – assieme alla negligenza dell’uomo – ha ucciso per sempre.

Alle 11.32 del 31 ottobre 2002 quei bambini e la loro maestra sono stati accomunati dallo stesso credule destino. Inghiottiti dallo stesso buio di quelle macerie. Da quel giorno sono diventati i figli di tutti. Perché il dolore per loro è diventato il dolore di tutti: i “nostri piccoli angeli” sepolti tra i resti di una scuola accartocciata che, invece, doveva proteggerli.

Dopo 20 anni dal sisma che ha profondamente segnato la Comunità di San Giuliano di Puglia e tutta l’Italia, grande è ancora il dolore del Paese per la perdita di quelle giovani vite, della loro insegnante e di altri cittadini.

Quella drammatica vicenda, che ha privato una collettività di un’intera generazione, continua a richiamare la responsabile attenzione di noi Istituzioni nel promuovere una maggiore e più diffusa cultura della sicurezza nell’edilizia scolastica. Questo lo dobbiamo a quei bambini, alla loro maestra e alle generazioni del futuro.

È in quest’aula che nascono le Leggi che sono la base per il futuro. E il futuro è rappresentato dai più giovani. Dai bambini. Per questo ribadisco oggi che mai dovrà venire meno la nostra attenzione affinché mai più si ripeta la sciagura di quel 31 ottobre di 20 anni fa, che assieme alla scuola Iovineha spezzato le certezze di tutti.

Noi amministratori abbiamo un dovere sostanziale: generare nuovamente quelle certezze distrutte.

Nella profonda crisi di credibilità che attraversa la politica oggi, più di ieri abbiamo il compito di costruire garanzie, elargire sicurezze, palesare giudizio e rispetto delle Istituzioni che rappresentiamo.

Credibilità e senso di giustizia, sono valori che devono animare la nostra azione legislativa. Sono le fondamenta per evitare che tragedie come quella di San Giuliano si ripetano, e percorrere convintamente la strada che porta alla prevenzione, alla sicurezza, alla protezione civile, alla tutela del patrimonio edilizio e scolastico e soprattutto alla tutela della dignità della persona.

La Politica è Servizio ed è missione. E noi siamo al servizio del popolo molisano con il compito di salvaguardare il Bene Comune con competenza e trasparenza, lealtà e rispetto. Questo dobbiamo ai molisani. Questo dobbiamo ai piccoli angeli di San Giuliano di Puglia e a quanti hanno perso la vita in quella sciagura.”

Per l’Opposizione ha preso la parola il Consigliere del M5S Fabio De Chirico:

Oggi è il giorno in cui quest’Aula partecipa e condivide i sentimenti di tutta la comunità di San Giuliano di Puglia. Ci stringiamo intorno al dolore di tutte le famiglie che hanno perso drammaticamente i propri cari e ai tanti operatori e volontari che, nelle ore successive quel tragico evento, lavorarono incessantemente, scavando a mani nude tra le macerie, per tentare di salvare le vite dei piccoli e inconsapevoli studenti.

Quella mattina di esattamente venti anni fa, quando la piccola Giovanna di soli 10 anni salutò sua madre Elena prima di entrare in classe, nessuno avrebbe mai potuto immaginare che lei, la sua maestra Carmela e altri 26 bambini non sarebbero mai più ritornati a casa.

Alle ore 11.32 il crollo della ‘Iovine’ ha spazzato via sogni, speranze e progetti di un’intera generazione. Le immagini della scuola accartocciata su sé stessa hanno percorso l’Italia e il mondo intero, sconvolgendo tutti nelle settimane a seguire. Perché una scuola che crolla distrugge quelle profonde certezze che fanno di essa il solido simbolo della costruzione di vita e cultura, ma anche idealmente un rifugio, un riparo, quasi una seconda abitazione per tutti i bambini e i ragazzi che la frequentano.

È questa una ferita che moralmente non potrà mai essere rimarginata ma oggi, con profonda dignità e grande determinazione, quella comunità è riuscita a ripartire, lavorando sulla ricostruzione. Bambini che vent’anni fa hanno trascorso ore sotto le macerie e che, da adulti, hanno deciso di trasformare quella drammatica esperienza in una missione di vita attraverso i loro talenti e le loro professionalità.

Mi riferisco a Veronica D’Ascenzo che rimase intrappolata per otto ore sotto i calcinacci della scuola. Più volte lei stessa, ho letto, ha ripercorso quei drammatici momenti. Il boato, i vetri delle finestre in frantumi e l’ultima immagine prima del buio: la sua maestra che, in segno di disperazione, si portava le mani al viso. Poi il silenzio. Oggi anche lei è una maestra: una vocazione nata dopo il terremoto e una vera missione di vita, dove spende gran parte del suo tempo in campagne di sensibilizzazione per la sicurezza nelle scuole. Ma c’è anche Dino Di Renzo che nel giorno della tragedia aveva appena 10 anni e frequentava la quinta elementare. Rimase per sei ore sotto le macerie. Oggi è un geologo: una scelta nata per difendere il territorio, e soprattutto per informare i cittadini dei rischi del terremoto, lavorando sulla prevenzione.

Dopo vent’anni, questo è il giorno della commemorazione, ma soprattutto della riflessione sui ritardi e sugli errori commessi dall’uomo e sull’urgente necessità di accelerare gli interventi in materia di edilizia scolastica.

È giusto soffermarsi sul tema della sicurezza degli edifici, in particolar modo di quelli scolastici, e su quanto ancora c’è da fare in tal senso. La commemorazione e il racconto di una storia deve trasmettere un insegnamento altrimenti rimane fine a sé stessa. Sarebbe auspicabile che la coltivazione storica di un momento così nefasto diventasse, attraverso la sensibilizzazione, vera e propria cultura della sicurezza, della prevenzione e del rispetto delle norme.

La crescente consapevolezza su questo tema interessa l’intera filiera operativa, la politica che programma gli interventi, i diversi livelli istituzionali che li attuano e i tecnici e gli operatori che progettano, costruiscono materialmente o ristrutturano gli edifici.

Eppure, a distanza di vent’anni, ancora viviamo situazioni al limite dell’incolumità e della sicurezza. E tutto questo è inaccettabile.

Pochi giorni fa il crollo dell’Aula Magna dell’Università di Cagliari, una tragedia sfiorata che solo per un fortuito caso non ha provocato vittime. Questo è solo l’ultimo evento che conta ben 45 cedimenti strutturali in altrettante scuole e registrati nell’ultimo anno. I dati emergono dall’ultimo dossier annuale presentato da Cittadinanzattiva, reportistica che vent’anni fa prese avvio proprio dopo l’evento che oggi stiamo commemorando.

L’analisi dei dati non è affatto confortevole: il patrimonio edilizio scolastico è vecchio e malconcio, oltre il 40% degli edifici è stato costruito prima del 1976, e più della metà è privo di certificazione di agibilità statica e di prevenzione incendi. Oltre il 40% è privo del collaudo statico.

Eppure in seguito al crollo della scuola elementare di San Giuliano, con la legge finanziaria 2003, venne istituito un “Piano straordinario di messa in sicurezza degli edifici scolastici” che però ha interessato solo una porzione limitata del patrimonio edilizio scolastico. Infatti una specifica e dettagliata relazione della Corte dei Conti del 2018 evidenziò l’inadeguatezza delle risorse finanziarie stanziate in relazione al fabbisogno stimato e all’urgenza degli interventi. Ma rilevò anche difficoltà procedurali nell’attuazione del Piano, rallentamenti e persino la forzata eliminazione del 24% degli interventi programmati. Fece emergere, inoltre, la forte preoccupazione per l’incompleto e lento adeguamento alla normativa vigente in materia, la gravità della mancata messa a norma dal punto di vista sismico per molti edifici, tenuto conto delle conseguenze e della giurisprudenza penale in materia.

Insomma, la situazione non è certo rosea, anche se a dire il vero gli ultimi Governi sembra abbiano voluto invertire la rotta soprattutto con le ultime pianificazioni. Sono 216 le nuove scuole che saranno costruite attraverso il piano previsto dal Pnrr. Due di queste in Molise. Un investimento di oltre 1 miliardo di euro. Risorse che, insieme agli altri 3,9 miliardi previsti per la messa in sicurezza, dovranno far fronte a necessità e carenze di lungo periodo.

Infine non possiamo e non dobbiamo dimenticare gli strascichi che quel terremoto di vent’anni fa provocò sul territorio e sui bilanci delle amministrazioni locali. Quasi un migliaio di famiglie rimasero senza casa per oltre un decennio a causa delle lungaggini e delle complicanze amministrative. Molte di queste famiglie sono state isolate nei villaggi provvisori e nelle casette in compensato, ormai consumate dal freddo e dal sole. C’è chi ancora oggi vive con la famiglia in pochi metri quadrati, a 3 km da Bonefro, perché gli interventi di ricostruzione sulla propria abitazione non sono stati fatti in maniera adeguata. Parlo di persone che fanno parte della nostra comunità, mi riferisco a molisani che hanno sentito per anni promesse e parole e che hanno definitivamente perso la fiducia verso chi, invece, avrebbe dovuto rispondere con tempestività alle richieste di aiuto.

I paesi del basso Molise hanno visto per vent’anni impalcature e pagato lo scotto dello spopolamento perché le seconde case di proprietà e i fabbricati rurali non erano oggetto di aiuti per la ricostruzione. Quasi un miliardo di euro è stato speso sul territorio per via di quel terremoto. E i diritti non sono stati uguali per tutti perché c’è chi ha avuto di più e chi ha avuto di meno.

Questi sfortunati figli del Molise – quindi – non devono rappresentare un triste museo ma una scuola di correttezza e legalità. Oggi, come ogni giorno, esercitiamo la memoria ma è ancor più importante convertirla in impegno collettivo nel pieno delle responsabilità istituzionali. Per il futuro del nostro Molise e del nostro Paese.”

A concludere la commemorazione il discorso del Presidente della Regione Donato Toma:

“Venti anni, ovvero un periodo considerevole per riflettere e capire. Venti anni sono certamente una nuova generazione che nel frattempo è diventata adulta, cioè capace di assorbire gli insegnamenti, interpretare gli accadimenti storici e indirizzare il proprio pensiero critico verso il futuro.
Venti anni che, tuttavia, non bastano per lenire il dolore di una comunità che ha sofferto un dramma indicibile, il più duro che si possa affrontare.
Non ci sono parole per descrivere lo strazio provato da chi ha vissuto quella tragedia con i propri occhi e con il cuore dilaniato dal dolore. Non è umanamente sopportabile una realtà in cui 27 bambini e una maestra muoiono mentre sono a scuola, nell’unico edificio che quel giorno maledetto crolla del tutto.
Solo il silenzio della commemorazione e la riflessione su cosa è stato fatto e cosa si può ancora fare, per evitare simili sciagure, possono scandire il nostro giorno del ricordo.
Dal 2003 la Regione ha istituito per legge la Giornata della Memoria, caricandola di significati che non colmeranno mai il vuoto lasciato dentro di noi, donne e uomini, cittadini e amministratori, ma che possono tracciare un nuovo segmento nel solco di quella tragedia.
Sì, c’è un prima e un dopo San Giuliano di Puglia.
Quella mattina di 20 anni fa ha segnato le nostre coscienze e ha cambiato la percezione collettiva della sicurezza dentro e fuori i luoghi pubblici e privati, modificando in maniera determinante le attività di mitigazione del rischio sismico attraverso la definizione della nuova classificazione sismica nazionale.
La Regione Molise ha risposto con forza alla richiesta di sicurezza e alla domanda di prevenzione. Siamo anelli di congiunzione di una catena che parte dallo Stato, che ha il compito di garantire le buone politiche di prevenzione e di tutela dei contesti civili e sociali costituiti dalla sicurezza e dalla scuola, da sempre fondanti nella nostra società.
Negli anni, abbiamo messo in sicurezza la gran parte del patrimonio scolastico. Sono state costruite o ristrutturate scuole che ora sono moderne e sicure. Lo dimostrano i rilievi realizzati dopo le ultime scosse. Gli edifici non hanno subito danni e sono pochissimi i plessi che necessitano di piccoli interventi che non sono comunque collegabili ai recenti eventi sismici.
Con i fondi per la ricostruzione post 2002, e con quelli che lo Stato ha messo a disposizione dell’edilizia scolastica negli anni successivi, c’è stato un lavoro importante anche per mettere in sicurezza le scuole nei paesi non colpiti dal terremoto, in provincia di Isernia soprattutto. La Regione ha avviato diversi programmi per completare il lavoro cominciato in provincia di Campobasso. I finanziamenti ministeriali permettono adesso di terminare l’opera.
Volgendo lo sguardo al doloroso passato vissuto nei paesi del cratere, ritengo sia rilevante citare uno degli interventi cui tenevamo maggiormente, perché ancora legato a quella tragedia. Mi riferisco alla realizzazione della nuova scuola di Colletorto, paese fortemente colpito sul piano strutturale. Tre mesi fa, finalmente, la comunità colletortese si è riappropriata della sua scuola. Abbiamo inaugurato una struttura polifunzionale su tre piani, con palestra annessa, ricostruita completamente su quella, storica, frequentata da diverse generazioni di bambini e ragazzi della comunità locale. L’edificio ospita la scuola primaria e la secondaria di primo grado. All’ingresso, una scultura in pietra ricorda i 27 piccoli angeli di San Giuliano di Puglia e la maestra Carmela Ciniglio. Un monumento che emoziona, e un monito per le generazioni di oggi e per quelle future.
Stiamo inoltre seguendo con attenzione gli sviluppi dei progetti finanziabili con le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, così come quelli avviati in base a programmi statali di finanziamento dell’edilizia scolastica e sportiva.
La priorità si sposta ora nel campo dell’edilizia religiosa su cui siamo intervenuti tanto nel corso degli anni. Il riferimento non è al sisma del 2002 ma a quello del 2018. Alcuni paesi molisani sono oggi privi dell’unica chiesa di riferimento. Stiamo lavorando per restituire a breve questi edifici alle funzioni religiose e alla vita sociale delle comunità interessate. E’ un obiettivo di breve termine.
Avremo modo di illustrare in altre circostanze tali novità, ora, in attesa di raggiungere il cimitero di San Giuliano, dove echeggeranno i 30 rintocchi della campana degli angeli, ci fermiamo per onorare la memoria di chi non è più con noi ma vivrà in eterno nel ricordo. Per il Molise questo sarà per sempre il giorno del cordoglio, del silenzio, della riflessione profonda”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *