Nel film come nel libro viene trattato un tema importantissimo, quello della collaborazione di giustizia o dei testimoni di giustizia: “Un imprenditore italiano subisce, per tanti anni, l’arroganza criminale da parte di due clan di Cosa nostra: usura, estorsioni, violenze fisiche e morali. La sua storia è emblematica ed unica nel suo genere. Dopo una fortissima crisi interiore e un profondo senso di smarrimento denuncia gli aguzzini mafiosi. L’uomo entra in un mondo totalmente sconosciuto, viene trasferito in località protetta . Anni di privazioni, difficili da sopportare. Estirpato dal suo territorio, perde il contatto con la sua terra, con i suoi amici, con il suo mondo lavorativo . Una vita da recluso, per aver compiuto il proprio dovere. I continui trasferimenti in diverse città italiane mettono a dura prova le sue certezze. Lo smarrimento, la destabilizzazione, la disperazione cominciano a convivere quotidianamente con la sua nuova vita. Le accuse del testimone contro i clan sono devastanti per l’organizzazione: arresti, processi, condanne, dopo un lungo travaglio e un percorso pieno di ostacoli, disseminati non solo dagli uomini del malaffare. L’imprenditore, a seguito della denuncia, entra nel programma di protezione in qualità di testimone di giustizia. La sceneggiatura evidenzia l’abisso tra i testimoni di giustizia e i collaboratori: sono due figure completamente diverse. I cosiddetti ‘pentiti’, termine senza alcun tipo di significato, hanno fatto parte delle organizzazioni criminali e nella maggior parte dei casi sono degli assassini sanguinari che hanno deciso di “saltare il fosso” per motivi di mero opportunismo, legato alla riduzione della pena inflitta; i testimoni, al contrario, sono dei cittadini onesti, senza legami con le mafie: hanno denunciato per l’alto senso di giustizia e legalità. Hanno visto, hanno sentito, hanno toccato con mano, hanno subìto. Hanno avuto il coraggio di ribellarsi. IO HO DENUNCIATO è una rappresentazione realistica delle tante problematiche riferite e denunciate da chi ha speso la propria vita nella lotta contro il male. La vicenda umana raccontata tocca le corde più delicate della sua esistenza: la disperazione, le paure, le incertezze, le pressioni, i rapporti con la famiglia, con gli amici, con i parenti. I legami lavorativi distrutti. La scelta forzata di abbandonare la propria terra, provando a costruire con fatica una nuova esistenza, completamente slegata dalla precedente. Il testimone scivola velocemente in un vortice infernale, perde la sua dignità, la sua identità e la sua libertà. Una vita reinventata, pianificata, studiata a tavolino . La storia narrata nel libro IO HO DENUNCIATO , liberamente ispirata alla vicenda realmente accaduta all’imprenditore italiano, è stata scritta per raccogliere il grido disperato d’aiuto, per far emergere sia le positività ma, soprattutto, le tante difficoltà che devono affrontare e subire i testimoni di giustizia italiani, assieme alle loro famiglie; per migliorare un sistema che presenta carenze significative nella salvaguardia di chi ha denunciato le mafie; per portare molte altre persone a denunciare. È un dovere testimoniare, ma è un diritto essere tutelati e rispettati”.
“Il tema trattato, quello della collaborazione di giustizia o dei testimoni di giustizia, ha avuto una grande importanza nel nostro paese a causa della fortissima presenza nel territorio nazionale di organizzazioni criminali – ha dichiarato il Procuratore della Repubblica di Isernia, Carlo Fucci -. Il tema della collaborazione si intreccia con l’idea dello Stato, ossia quella del compromesso che appunto lo Stato mette in atto con appartenenti al mondo criminale per raggiungere risultati che altrimenti non avrebbe mai potuto conseguire”.
Prende la parola per ultimo l’autore del libro Paolo de Chiara: “Bisogna comprendere che queste dinamiche non appartengono solo a chi si trova a doverle fronteggiare; i testimoni di giustizia sono personaggi che hanno semplicemente visto oppure che hanno toccato con mano in un momento particolare della loro vita quell’arroganza criminale. Ci sono tanti testimoni di giustizia che nel nostro paese non sono stati protetti, ma che invece sono stati ammazzati”.