La fine di un sogno di mezza estate. “Mario Gesué vattene”,potrebbe essere uno slogan fin troppo scontato. Ora che anche l’ultimo grado della giustizia sportiva ha confermato l’esclusionedel Campobasso dal prossimo torneo di Lega Pro il dado è tratto. “Il Campobasso preso atto della decisione e del Collegio di Garanzia del Coni si rivolgerà al Tar Lazio”. Questo il misero comunicato della società rossoblù. Il Collegio di Garanzia del Coni non ha guardato in faccia né al Campobasso né al Teramo. Ora la partita davanti a Tar Lazio è molto complicata dato che in passato per le squadre di serie C è stato impossibile averla vinta, mentre per la serie D qualche società è riuscita a farsi ammettere.Una vicenda che getta nello sconforto una tifoseria eccezionale. Pensate 700 tifosi si erano abbonati a scatola chiusa, quasi come quando si comprava un disco di Battisti prima che uscisse. E ora si dovranno rimborsare i soldi ai tifosi delusi. “Sarà vero veramente, sarà vero davvero?”. Molti tifosi sono rimasti increduli. Si ha un bel dire, ma il Campobasso non è una società come le altre. Ha qualcosa dentro che non viene fuori: una questione di dna, forse, un caso di sortilegio, forse, una circostanza del destino. A cominciare dal suo cuore, dalla sua anima, la Curva Nord, così inquieta e irrequieta, sempre pronta a sostenere la squadra sia dentro che fuori casa. È a questi tifosi che si deve dare una risposta, plausibile, convincente e onesta. Che cosa è successo? Lo si dica con la massima onestà. Tutti vogliono guardare in faccia il presidente perché se c’è una colpa questa volta è solo sua. Una vicenda che ha istantaneamente invecchiato di dieci anni gli inguaribili mugugnanti sostenitori rossoblù. In città ormai è libera frontiera, uno spazio dove si può dire di tutto. Si può dare ragione a chi si lamenta perché ha sofferto troppo, ma questa assurdità non fa parte del calcio. Gesuè dovrebbe assumere le sue responsabilità:ha sbagliato e deve dirlo in modo chiaro, perché gli è andata male, anzi malissimo. Una società che si rispetti non vive di umori ma di programmazione. Dopo un anno di Lega Pro nessuno avrebbe mai immaginato un epilogo simile. I due gradi di giudizio condannano il Campobasso senza se e senza ma. Ora questi volenterosi tifosimeritano un minimo di rispetto e non venire ricambiati con un misero comunicato stampa pure questo da barzelletta. Occorre un incontro a viso aperto tra il Presidente, i tifosi e i giornalisti. Tutti hanno da chiedere qualcosa alla società. In sostanza il club dovrà dare precise risposte anche se è stata rispettata una proporzione nel rapporto tra gli attivi e i passivi a bilancio. Considerata quanto accaduto di errori ne sono stati fatti. Non siamo esperti in bilanci societari ma se i due gradi di giudizio si sono espressi sulla stessa lunghezza d’onda qualcuno nel Campobasso ha commesso errori imperdonabili. Il comportamento dei tifosi rossoblù nei suoi riguardi è stato di estremo rispetto e di amicizia. Ora non più. La popolarità di Gesuè è ai minimi termini. Non sappiamo cosa dirà ma siamo curiosi di capire quali saranno le sue giustificazioni. È improprio dire ricorreremo al Tar Lazio. È un’impresa da titani e l’attuale presidente certamente non lo è. Vorremmo dire al Presidente Gesué che un eventuale fallimento del suo progetto sarebbe una sconfitta dello sport campobassano. La città capoluogo di regione ha bisogno di vedere all’opera gente che opera con umiltà ed entusiasmo cercando di coinvolgere tutti in un’avventura che concili amore civico, identità, correttezza. Nessuno in quanto tale è più importante del Campobasso, l’amore per la squadra della nostra città, che sogniamo avanguardia di una rinascita globale, è assorbente e superiore e supera decisamente le individualità. Questo caro Gesuè volevamo che tu sapessi.L’orgoglio personale, generato da polemiche passate che non ci appartengono per vicende che non abbiamo vissuto, come ad esempio quando ti sei trovato in disaccordo con l’altro socio americano, prevalga decisamente sull’amore per la squadra e per la città. Aspettiamo con ansia la convocazione di una conferenza stampa, perché a questo punto anche i cronisti hanno il dovere di rivolgerti alcune domande. Chi dice di amare da sempre la propria squadra la deve sostenere sempre e comunque a prescindere dal ruolo e dalle circostanze. Non ci saranno ulteriori risposte da parte nostra essendo concentrati nel difficile ed entusiasmante compito di fare il bene del Campobasso Calcio.