Abbiamo atteso le motivazioni ufficiali prima di poter parlare. E ora possiamo ribadirlo: non abbiamo alcun dubbio sulla nostra partecipazione al prossimo campionato di serie C. Siamo pronti a dimostrarlo nel procedimento dinanzi al Collegio di Garanzia del Coni, battaglia che eravamo pressoché sicuri di dover sostenere visto l’orientamento manifestato sin da subito dalla Covisoc. Ecco perché il verdetto odierno non scalfisce le nostre certezze. Anzi, in un certo senso le acuisce. Perché la leggerezza con cui viene escluso un club sano per presunti (e di modesta entità) tributi scaduti diventerà una delle nostre armi principali. E perché, dalla nostra parte, ci sono sia la forma che la sostanza. Oltre che – soprattutto – valide argomentazioni giuridiche con cui smonteremo, parola per parola, ciò che ci viene contestato.
Ora, però, non possiamo lasciarci prendere dalla frenesia. Dobbiamo continuare a ragionare con la testa e non con la pancia, anche se con l’obbligo di ascoltare il cuore di una tifoseria che freme per essere informata su cosa sia accaduto e cosa potrà succedere. Ecco perché, dopo giorni di silenzio, usciamo allo scoperto prima di tornare in trincea.
La verità è una sola. I tributi sotto la lente della Covisoc si riferiscono a periodi in cui il club militava tra i dilettanti, peraltro in pieno periodo Covid, e quindi regolati in maniera diversa rispetto a ciò che si chiede a una società professionistica. Da qui la scelta, che un’azienda può legittimamente fare, di attendere le relative cartelle esattoriali, soprattutto durante una pandemia. Quando la Figc ha diramato le regole per l’ottenimento della Licenza Nazionale il Campobasso era in una strada senza uscita: gli avvisi bonari ricevuti in serie D erano scaduti, ma non erano stati ancora iscritti a ruolo. Un limbo in cui qualsiasi contribuente – e perciò anche una società di calcio – non può fare nulla se non attendere la relativa cartella, anche perché l’avviso bonario non è certo un atto sanzionatorio.
Di fronte a questo il Campobasso non è certo rimasto inerme. Pur non potendo forzare le tempistiche di iscrizione a ruolo o poter addirittura tornare indietro nel tempo, ha spontaneamente attivato, in linea con le scadenze Figc, una procedura di pagamento pienamente riconosciuta dall’Agenzia delle Entrate con un documento ufficiale. Ma tale attestazione è stata stranamente ignorata dagli organi federali.
Vorremmo dilungarci, spiegarvi tutto nei dettagli, ma oggi non possiamo. Lo impongono le strategie concordate con i nostri legali. E la nostra abitudine a lavorare in silenzio per poi far parlare i fatti. Ma sappiate che non ci sono assolutamente sofferenze economiche. Solo in Lega, dove peraltro abbiamo attualmente depositate fidejussioni per 450 mila euro, abbiamo crediti tre volte maggiori rispetto a questo presunto debito scaduto con il fisco.
Non abbiamo dubbi: ne usciremo, insieme, più forti. E pronti a tornare ad abbracciarci quanto prima per i gol del Campobasso e a discutere di calcio