“Con una certa periodicità si riaccende l’attenzione dei media sulla vergogna dei bambini in cella con le madri. Ma subito dopo la lettura di articoli o il tempo necessario a guardare i servizi televisivi l’indignazione cade nel dimenticatoio”. Ad affermarlo è il segretario generale del Sindacato Penitenziari (S.PP.) Aldo Di Giacomo per il quale “la situazione è cosìpoco conosciuta che persino i numeri esatti dei figli di detenute in cella sono incerti. C’è chi parla ad oggi di 21, nel 2021 erano 29 i bambini, 13 dei quali stranieri, in carcere con le proprie 26 madri. Siamo di fronte ad un’autentica barbarie di cui non si è ancora in grado di trovare soluzioni. Anzi, si cerca di provocare le reazioni delle persone che credono nellalegalità e nei diritti dell’infanzia per smuovere il torpore senza però ottenere risultati tangibili.
Sono passati 7 anni da quando l’allora Ministro Orlando, a seguito di nostre pressanti sollecitazioni, assunse l’impegno “solenne” di risolvere la situazione per svuotare una volta per tutte gli Icam (Istituti a custodia attenuata per detenute madri) di Milano, Torino e Venezia oltre a “liberare” i bambini. Da allora si sono succeduti diversi ministri ma non è cambiato nulla. La legge in vigore, la 62 del 2011 che prevede misure alternative al carcere per le madri con figli fino ai sei anni di età, gli ICAM e le case famiglia protette, è ampiamente inapplicata. Anche il Ministro Cartabia, come quanti l’hanno preceduta, ha assicurato da tempo che nessun bambino resterà più in carcere e che sarà modificata la normativa.
Purtroppo ad anni di distanza da quando il nostro sindacato ha lanciato la campagna “nessun bambino in cella” dobbiamo solo registrare che il numero è diminuito ma ciò non toglie che la situazione di autentica crudeltà non è stata superata. È anche questo il segnale del disinteresse istituzionale e della politica per i veri problemi del sistema penitenziario italiano, perché se ci si limita all’indignazione vuol dire che i problemi del sistema penitenziario sono per la politica e le istituzioni del tutto marginali proprio come le condizioni di vita dei bambini in cella con le madri”.